IMU sui terreni agricoli, Montepara (Città del Vino): ''Sarà un duro colpo per le imprese del settore''

Appello a salvaguardare i piccoli Comuni: ''Gli sprechi sono altrove''

«Lo Stato ha appena sottratto ulteriori fondi ai Comuni e, dal prossimo anno, ci costringerà a cercare queste risorse nelle tasche degli agricoltori, imponendo l’IMU anche sui terreni agricoli finora esenti. Questa cosa sta passando sotto traccia, ma sarà un duro colpo per questo settore dell’economia abruzzese oltre che, come al solito, per i piccoli Comuni»: è la denuncia del sindaco di Orsogna, Fabrizio Montepara, vice presidente dell’associazione Città del Vino e presidente nazionale di Res Tipica Anci.
«Basti l’esempio di Orsogna - spiega Montepara - che dal bilancio 2014 si è appena vista sottrarre 67mila euro, senza che Renzi & co. abbiano previsto una modalità alternativa di copertura finanziaria per l’annualità in corso. Ci hanno imposto, infatti, di fare fronte a questi mancati finanziamenti con l’IMU sui terreni agricoli. Ma, siccome una tassa non può essere riscossa prima di 60 giorni dalla sua istituzione, questa IMU agricola sarà operativa solo dal 2015. Nel frattempo, secondo lo Stato, i Comuni possono tranquillamente andare in dissesto, mentre dal prossimo anno a pagare i costi di questa decisione saranno gli agricoltori, che non avevano certo bisogno di un’ulteriore stangata. Tra l’altro - prosegue il sindaco - a Orsogna non sappiamo ancora se incasseremo 67mila euro dall’IMU sui terreni agricoli, anzi, francamente ne dubito».
E’ la spending review? «Nemmeno per sogno - sostiene Montepara -! Sono tagli orizzontali e senza criterio, frutto della mancata volontà di ottenere risparmi reali, mirati sugli sprechi e sui privilegi. Ci sono fette di questo Paese che non rinunciano mai a nulla, a cominciare dalla politica, come dimostrano gli scandali degli ultimi giorni. Bisogna dare il buon esempio? E’ vero, a Orsogna abbiamo già cominciato. Io, come sindaco, ho subito dimezzato la mia indennità; assessori e consiglieri di maggioranza hanno rinunciato alla loro. Dalle parti del Governo, invece, a parte gli annunci, si continua a imporre nuove tasse travestite da risparmi che, in realtà, gravano sui piccoli Comuni che, in questi anni di gravissima crisi economica e sociale, stanno facendo da barriera e da front office con i cittadini. Senza di noi la tensione sociale sarebbe insostenibile: invece di aiutare l’impegno dei sindaci, lo Stato di fatto sta chiudendo i piccoli Comuni con la scusa di fare economie e ristrutturare la Pubblica amministrazione. Nulla di più falso. Nei piccoli Comuni c'è un maggiore controllo sulla spesa pubblica e sull’operato degli amministratori. Gli sprechi o i risparmi si fanno nei grandi Comuni. Il solo bilancio di Roma Capitale equivale a tutti i bilanci degli oltre 5.800 Comuni sotto i cinquemila abitanti. Di cosa stiamo parlando allora? Restiamo il Paese del Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente».
Montepara invita a salvaguardare i piccoli Comuni, «dove - afferma - essere sindaco o amministratore è un onore e non un mestiere. Serve una legislazione più semplice per i bilanci, vanno investite risorse per salvaguardare le peculiarità, le tradizioni, i riti, i prodotti che si trovano ormai solo nei piccoli centri. Lo ribadisco con forza: non sono i piccoli Comuni che mandano in dissesto lo Stato. L'Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) deve fare uno sforzo aggiuntivo, sganciarsi dalla logica dei palazzi romani, essere sempre più "sindacato dei Comuni" e, di conseguenza, dei cittadini. Lottare anche con azioni importanti e simboliche come restituire le fasce tricolori ai Prefetti e chiedere il commissariamento degli 8.000 Comuni italiani».

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